Miss-Pelling Heart

Cronache di un cuore dislessico

Canto n. 9 – Low Rising

La musica riempe i cuori, la musica ha la capacità di guarire le ferite.

La musica è  linguaggio universale, ci fa sentire parte della stessa razza umana: parla direttamente al cuore, senza fare distinzioni.

Il concerto di Glen Hansard, ieri sera a Milano, mi ha ricordato quello che la musica dovrebbe essere sempre: una forza guaritrice, tribale, ancestrale, antica quanto l’uomo. E’ un’energia che ci accompagna fin dalla notte dei tempi, nei momenti più significativi delle nostre vite.

Dopo ieri sera, sono sempre più convinta che il cantautore irlandese faccia parte di quel tipo di musicisti che io definisco “sciamani moderni”: attraverso la sua voce e le sue note riesci a percepire tutte le emozioni umane, dolore, gioia, amore, paura, urlate con una passione che mette i brividi.
Lui è uno dei pochi che secondo me nel corso della vita ha visto il meglio e il peggio: le ha passate tutte, ha vissuto ogni esperienza fino in fondo,  e ne sa cantare. Lo senti, lo riconosci.

E se non capiamo le sue parole, è la musica a parlare. Basti pensare a quando stacca la spina della sua chitarra (sempre la stessa, quella piena di buchi che abbiamo visto anche nel film Once) e canta tra il pubblico senza microfono, senza barriere.

(grazie a youtube per poter rivedere certi momenti):

Alla fine del concerto porta tutti i suoi musicisti a cantare (Passing Through di Leonard Cohen) in mezzo alla platea, come una brass band di New Orleans:  con lui ci sono i Frames (indimenticabile Fitzcarraldo, un tuffo nel passato), ci sono tre archi e tre fiati (tromba, sax e trombone), c’è la bravissima Lisa Hannigan che ci ha emozionato ad inizio serata e che torna sul palco per  un  duetto mozzafiato.

Hansard è un intrattenitore nato, è un Artista con A maiuscola, non fa distinzioni tra sé e chi lo ascolta: con lui la musica è esperienza comunitaria, si fa portavoce di ciò che proviamo tutti ma che non riusciamo ad esprimere.

[per vedere le bellissime foto del concerto clicca qui ]

La musica è comunicazione, e lui è un grande comunicatore: prima di ogni brano ne racconta la storia, ne spiega il significato. Ognuno di noi poi trova quella in cui si riconosce maggiormente. Per me  è stato quando ha parlato di lenta risalita: “sai quando vedi tutto nero, stai malissimo per un tempo che ti sembra infinito, e ad un certo punto tutto si rischiara, improvvisamente inizi a sentirti meglio..come durante il doposbronza: preghi il Signore e giuri a te stesso che non berrai mai più. Qualche ora dopo però realizzi che non morirai, nemmeno stavolta: il buio svanisce e ti senti in pace col mondo intero..e potresti pure uscire a farti un altro drink.. Ecco, questa canzone parla di quel momento”.

Questo è l’augurio che faccio a me stessa, per ora e per il prossimo futuro.

Ha parlato di come la memoria, col passare del tempo, riesca a farti vedere solo gli aspetti romantici di un avvenimento doloroso; ha cantato di quello che si prova quando arriva un nuovo amore; ha raccontato di quanto sia importante per l’uomo sentirsi in comunione con la Natura che ci circonda.

Ogni sua esibizione è un’esperienza catartica, ti tiene per mano e ti fa tirare fuori gioie e dolori sopiti: puoi cantare con lui a squarciagola, svuotandoti di ogni rancore, buttando fuori ogni rospo che tenevi dentro; riesci a far partire il processo di autoguarigione, e ti ricordi di quanto certi “riti collettivi” siano necessari per l’essere umano. Volenti o nolenti siamo parte di una comunità e purtroppo ce ne stiamo dimenticando: ciò che ci lega l’uno all’altro non è la politica, la religione o la razza, ma il battito del cuore.

Per fortuna a volte compare chi ce lo ricorda.

Grazie Glen, il mio cuore dislessico è più grande e batte più forte.

Rock is Love.

MissPelling

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